Commento dei critici
L’ALTRA ARTE DI GIORGIO DI GENOVA – ROMA 2006
- Critico: GIORGIO DI GENOVA
- Anno: 2006
- Tecnica mista su carta/tela
Da circa un secolo la realtà che viene rappresentata non è più solo quella iconica. Con l’Informale nel secondo dopoguerra il discorso artistico s’è spostato su altri piani di realtà, tra cui quello emotivo e/o psicologico, affidando a media differenti (segno, gesto, materia, tache) il compito di rappresentare gli impulsi esistenziali o liberatori dell’io (e per questo Michel Tapié definì questo nuovo modo di esprimersi art autre), oppure di restituire emozioni e suggestioni derivanti dal rapporto con la natura, aspetto che ha indotto Francesco Arcangeli a parlare di “ultimo”, o “nuovo naturalismo”.
L’Arte di Stefano Fanara si rispecchia pienamente nell’Art Autre. Le sue opere appartengono al versante segnico-gestuale. I campi delle opere con tutte quelle croci sono allusioni alle stragi dovute alla tremenda malattia che dagli anni ottanta si è abbattuta nel mondo ed è conosciuta come AIDS. Nelle opere di Fanara il movimentato espressionismo segnico-gestuale stravolge ogni istanza di equilibrio dei morfemi, generando una sorta di tempesta pittorica allarmata, con forti contrassegni pessimistici, e viepiù accentuata psichicamente dalla severa cromia in cui nuotano le opere.
Il suo dittico SIDA del 2006 appartiene al versante segnico-gestuale. I due campi dell’opera con tutte quelle croci sono allusioni alle stragi dovute alla tremenda malattia che dagli anni Ottanta s’è diffusa nel mondo con la sigla di AIDS, in francese SIDA, appunto,. Ma, anche se la denominazione francese evoca associazioni più consone al male (infatti nella mitologia assiro-babilonese i Sidu erano spiriti maligni) ed alle sue conseguenze spesso ferali (nell’antico celtico, p. es., col termine sid veniva indicato l’Altro Mondo, al di fuori del tempo, dello spazio e dell’esistenza umana), non va dimenticato che in arte il titolo è relativo. Infatti il valore di un’opera risiede non nel “che cosa” viene rappresentato, bensì nel “come”. In SIDA il movimentato espressionismo segnico-gestuale stravolge ogni istanza di equilibrio dei morfemi, generando una sorta di tempesta pittografica allarmata, con forti contrassegni pessimistici, e vieppiù accentuata psichicamente dalla severa cromia del “brodo” grigiastro in cui nuotano questa sorta di “bacilli” segnici.