Commento dei critici
INNOVATIVE ART – PROACTIVE ART – ORDINE DISORDINE E CAOS DI ARAXI IPEKJIAN – ROMA 2015
- Critico: ARAXI IPEKJIAN
- Anno: 2015
- Tecnica mista su tela
L’ordine è il piacere della ragione: ma il disordine è la delizia dell’immaginazione. (Paul Claudel)
Partendo da questa riflessione di Paul Claudel possiamo spiegare come razionale e irrazionale, “Io” ed “Es”, apollineo e dionisiaco, possano essere alla radice della creatività e dell’immaginazione. Creare significa uscire da un ordine, affrontare il disordine e dar vita a un nuovo ordine. Nel mezzo c’è la trasformazione. Infatti, il processo creativo è un lungo negoziato con il disordine: comincia con la percezione di una potenzialità che mette in crisi quanto esiste. Si sviluppa in una serie di tentativi, prove ed errori a loro volta disordinati fino a quando tutto non torna a posto, ma in un posto diverso. Caos e rigore sono ugualmente importanti per la creatività. I concetti di ordine e disordine aprono prospettive ampie. Rimandano a percezioni e competenze soggettive e sono connessi con la nostra vocazione a cercare un senso perfino nelle configurazioni accidentali. Una dimostrazione paradossale di quanto un eccesso di ordine coincida con una perdita di senso sta nell’opera dello svizzero Ursus Wehrli, che rimette in ordine Van Gogh, Seurat e Haring. C’è qualcosa nell’arte, come nella natura del resto, che ci rassicura e qualcosa che invece, ci tormenta, ci turba. Due sentimenti eterni in perenne lotta, la ricerca dell’ordine e il fascino del caos: dentro questa lotta abita l’uomo, e ci siamo noi, tutti, ordine e disordine. Cerchiamo regole, forme, canoni, ma non cogliamo mai il reale funzionamento del mondo, è per gli uomini un eterno mistero. L’incapacità di risolvere questo mistero ci terrorizza, ci costringe a oscillare tra la ricerca di un’armonia impossibile e l’abbandono al caos. La risposta artistica alla crisi attuale è l’esplorazione esistenzialista della vacuità del quotidiano, accompagnata da uno sfrontato non-realismo, l’arte volta le spalle al concetto di rappresentazione figurale. Non potrebbe fare altrimenti. Esprimere e raccontare la violenza rientra nell’ordine della testimonianza; mostrarla risulta insopportabile. Non rimane altra alternativa espressiva, se non il sacrificio dell’arte figurativa, tramite la messa in scena di un rito di distruzione che ricalca gli aspetti compulsivi e rapsodici nei quali si è imbattuta la società odierna.
Questa è la poetica del MAP13, gli artisti del movimento portano avanti, ognuno con la propria sensibilità, una ricerca analitica e riflessiva che si esplica attraverso stili ed espressioni diverse che hanno un fine comune: la ricerca del bello mediante un’indagine profonda della sfera intima e dell’essenza di ciò che siamo e che ci circonda, nella sua complessità di visioni e manifestazioni.
Stefano Fanara con la sua indagine ci accompagna in un viaggio alla ricerca delle ragioni dell’essere e del divenire e di come questo si possa manifestare ed esprimere attraverso il gesto, l’istinto spontaneo e naturale di voler comunicare e trasmettere frammenti di sé e del proprio vissuto.
INNOVATIVE ART – PROACTIVE ART – LUSTRALE… DIVIENE – DI MAURIZIO G.M. VICARI –NISCEMI 2015
- Critico: MAURIZIO G.M. VICARI
- Anno: 2015
- Tecnica mista su tela
L’immagine, aniconica o iconica che sia, è solo un mezzo per liberare energie incontenibili che sprigionano dall’inconscio; poi il sapiente occhio guida la sensazione, dirige il mezzo e Per correr miglior acque alza le vele / ormai la navicella del mio ingegno… e la mano va e non si ferma più fin quando il desiderio di vedere il nuovo non è placato. Così l’artista proattivo è proiettato a liberarsi dalle limitazioni dello spazio e del tempo e si pone in un atteggiamento di sperimentazione continua (v. punto 11 de Il Manifesto – MAP13) e, proprio come il “sommo poeta”, alza il suo ingegno per riscoprire mondi nuovi che indagano l’ignoto del micro e del macro cosmo. E il kaos? Ecco una ragione in più per un viaggio fantasticamente ricco di imprevisti e, proprio per questo, vigorosamente affascinante: è l’incontro con l’arte, con sé stessi, con l’artista che è dentro ogni cuore pensante.
L’incontro caleidoscopico tra artisti, non è solamente un superare le frontiere geografiche e culturali di provenienza, piuttosto un proiettarsi verso nuovi lidi, dove il tormentato e assetato Ulisse di ognuno diviene avventura per un segno, una particella di colore, un’ombra, un riverbero di luce. Foss’anche l’assenza di cibo materiale il trapasso di un’ora vissuta nell’attesa, non manchi la poietica dell’atto creativo: è sogno, è realtà, è futuro, è vita in ognuno dei nostri artisti.
E come non penetrare allora le Innovative Art di Stefano Fanara che, passando per il ricordo delle vibrazioni futuriste alla Boccioni, sfociano nelle interiorizzanti devotion to the Buddha. È il tentativo di accostarsi al sacro senza dissacrare, di discernere nel kaos del profano per avvicinarsi alla propria spiritualità sulla barca dell’arte, pagaiando di colore in colore.